la valle dei sorrisi

La valle dei sorrisi: l’horror italiano torna al cinema

Nel 2025 abbiamo visto il ritorno di Gabriele Mainetti con La città proibita, ma per il genere horror non si vede nulla da parecchio tempo. Oggi, secondo me, Paolo Strippoli riesce invece a creare e confezionare per il grande schermo un horror d’autore ai livelli della trilogia di Jordan Peele.

Strippoli costruisce un microcosmo in cui lo spettatore, come Sergio, arriva ignaro a Remis e, a piccoli sorsi, scopre insieme a lui la realtà malata che circonda questo paese, dove tutti sembrano vivere una felicità artificiosa.

I protagonisti

Sergio arriva a Remis per fare il supplente di educazione fisica, ma è un uomo spezzato, ferito da un dolore che lo perseguita, e desidera solo stare da solo. Come lui, anche Matteo, un ragazzo di quindici anni conosciuto in tutto il paese, ma per i motivi sbagliati, è uno strumento nelle mani degli abitanti di Remis, senza però essere davvero accettato, soprattutto nell’ambiente scolastico e familiare.
Questa loro solitudine inevitabilmente li avvicina, portandoli a capirsi l’un l’altro e a condividere il dolore che provano.

I temi

I temi affrontati ne La valle dei sorrisi di Strippoli sono numerosi e complessi — forse anche troppi. I due principali sono la genitorialità e la religione.
Il rapporto tra Matteo e suo padre, e quello tra Sergio e Matteo, rappresentano il cuore del film. Per quanto riguarda la religione, gli abitanti di Remis vedono in Matteo, a causa della sua “abilità”, una sorta di miracolo divino — o, per alcuni, un patto con il demonio.
E per me questo sarebbe già più che sufficiente, ma il film introduce anche il tema della pubertà di Matteo, del suo scoprirsi fisicamente e psicologicamente. A mio parere, questa parte diventa fin troppo dominante in alcune sezioni.
C’è poi il tema della dipendenza, perché Matteo genera una forma di dipendenza nelle persone di Remis. Tutti questi argomenti sono ben trattati, ma la loro abbondanza rende difficile far arrivare un messaggio chiaro e compiuto allo spettatore.

Ma di horror?

So che ho parlato di temi apparentemente lontani dal canone horror, ma questo è perché Strippoli — secondo me — riesce a far emergere l’orrore attraverso ciò che i personaggi dicono, dal loro modo di percepire la realtà e, soprattutto, dal modo in cui il film si evolve.
Non faccio fatica ad associarlo a Scappa – Get Out di Jordan Peele o a un altro film uscito quest’estate, Weapons.
L’orrore permea l’intero paese di Remis: non c’è un vero mostro che uccide o dà la caccia, ma c’è tanta, troppa malvagità umana — e quella sì, fa paura.

Il finale, per me, è il punto debole. Il film dura una ventina di minuti più di quanto mi aspettassi: non è un grande problema, ma se metti troppa carne al fuoco, rischi di non riuscire a chiudere tutto senza bruciare qualcosa. Ed è un po’ quello che, purtroppo, succede al film.

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Episodio 1: La valle dei sorrisi
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